venerdì 24 dicembre 2021

Serie Netflix di Zerocalcare: Strappare lungo i bordi

Il 17 novembre è stata distribuita su Netflix la serie animata di Zerocalcare: Strappare lungo i bordi.


***Attenzione spoilers***

Dopo essersi cimentato nei cartoons autoprodotti dedicati alla pandemia, "Rebibbia quarantine", ora sbarca in una produzione più grande con una serie in 6 episodi che, con il suo stile che lo ha reso famoso e amato in tutta Italia, racconta dubbi e pensieri nella società moderna durante un viaggio per partecipare ad un funerale.

Prende ispirazione dall'evento già raccontato in "La profezia dell'armadillo", anche se con svariate differenze. (https://www.true-news.it/facts/zerocalcare-la-storia-vera-dietro-la-serie-chi-e-alice)

Ad ogni modo, ottima storia e stile, ottimo doppiaggio, ottima realizzazione.

L'unica nota stonata è che emergono 3 errori a cui purtroppo è stato indotto da una brutta piega della società moderna filo-statunitense, erorri su cui si spera ci rifletta sopra per non ricaderci nelle opere future.

Si accusa ingiustamente di sessismo, e poi di razzismo (il colmo proprio) con dei ragionamenti forzati indotti che però non reggono (anche se lui non sembra accorgersene, circondato da persone che forse si sono convinte davvero di quelle assurdità o a cui gli fa comodo). E conclude la serie con la teoria dei fili d'erba che tende a deresponsabilizzare tutti da qualsiasi cosa accada loro intorno (ma non sempre è così, rischia di essere una scorciatoia per autoassolversi anche quando si avrebbe il potere di cambiare le cose e non lo si fa). A parte questi tre punti su cui bisognerebbe discuterne e rifletterci a lungo, per il resto è un'ottima serie e la miglior produzione italiana dell'anno.

Comunque consigliato.

Giudizio: 4,5 stelle

(mezza stella persa per quei 3 errori)

domenica 19 dicembre 2021

Serie Netflix: Jurassic World Nuove Avventure. Che delusione...

Purtroppo, altro triste capitolo della storia di Netflix.


Nel 2020 è stata distribuita una serie animata del franchise "Jurassic World": "Jurassic World Camp Cretaceous" (in italiano: "Jurassic World - Nuove avventure").

Il concept sarebbe anche interessante teoricamente: 6 ragazzi (3 maschi e 3 femmine) ottengono la possibilità di visitare il nuovo parco di Jurassic World, sotto il controllo di 2 supervisori (1 maschio e 1 femmina...), ma come al solito avvengono bravate, problemi e catastrofi che portano alla fuga dei dinosauri e al disastro totale che mette continuamente a rischio la vita dei protagonisti.

A parte la scontatezza dei vari esiti ed eventi, purtroppo c'è da dire che, in linea con la nuova politica statunitense che purtroppo sta influenzando anche la società italiana, tutta la serie è intrisa di una fortissima discriminazione e sessismo principalmente contro il genere maschile di razza bianca. Non è chiaro se ciò sia dovuto a qualche potere forte che ha deciso per questo tipo di scontro sociale o se è solo una deriva incontrollata della società moderna.

Ad ogni modo, mascherando la scelta dei personaggi con il "politically correct", si vanno ad esaltare tutte le razze possibili e il genere femminile, relegando i "maschi bianchi" a ruoli negativi, inutili, buffoneschi e imbarazzanti.

Per intenderci basta vedere i protagonisti:

  • Darius Bowman (interpretato da Paul-Mikél Williams) - Il protagonista principale è un afroamericano nerd: un ragazzo molto profondo, esperto di dinosauri, istruito, leale, con un dramma familiare sulle spalle, intraprendente e che salva più volte la situazione.
  • Kenji Kon (interpretato da Ryan Potter) - Il secondo protagonista maschile è il cinese: presuntuoso, ignorante e in parte "profittatore", che però è ricco, forte, intraprendente anche lui, e alla fine si dimostra anche un buon amico e un utile e leale alleato.
  • Brooklynn (interpretato da Jenna Ortega) - La prima ragazza: forse messicana (stando alla doppiatrice che le è stata assegnata, anche se apparentemente potrebbe anche sembrare una "bianca"), piena di followers, insicura ma intelligente, leale, bella, e tutti i pregi che possono venire in mente.
  • Yasmina "Yaz" Fadoula (interpretato da Kausar Mohammed) - La seconda ragazza: la medio-orientale. Atletica, bella, anche lei insicura ma leale, intraprendente e perfetta.
  • Sammy Gutierrez (interpretato da Raini Rodriguez)- La terza ragazza: ovviamente la doppiogiochista non poteva che essere la grassottella imperfetta ispanica... che però si riscatta nel finale raccontando di aver sbagliato nelle sue scelte in buona fede per poter aiutare la famiglia.
  • Ben Pincus (interpretato da Sean Giambrone) - Infine, l'unico ragazzo occidentale bianco: vomitoso, pauroso, inutile, mandato dai genitori al campo per fargli superare le proprie paure. Un piagniucoloso fifone che non fa altro che rallentare il gruppo, e il cui unico atto di coraggio (inutile, dato che l'azione la stava per fare il protagonista afroamericano) è incoerente (dato che non si adatta minimamente a tutta la caratterizzazione del personaggio) e si dimostra essere solo uno stratagemma scontato per farlo fuori: un modo per togliere di mezzo un personaggio inutile di cui si può benissimo fare a meno (per poi, in modo ancora più scontato, farlo ricomparire nel finale per giustificare il suo ritorno nella stagione 2 e successive). Ed effettivamente, a quanto pare, nelle prime bozze era prevista la sua morte: «Early drafts for the season considered having the character of Ben die shortly after his fall in the first season's finale».

Non sicuri che questo messaggio sessista-razzista fosse passato, come a dare una prova del nove, vengono aggiunti solo 3 personaggi adulti "principali":

  • Il dottor Wu (doppiato da Greg Chun): anche se in realtà solo come comparsa, ovviamente lo scienziato cinese appare come un genio interessato però alla fama e al potere...
  • Roxie (doppiata da Jameela Alia Jamil): il capo-responsabile dei ragazzi che deve accompagnarli e prendersene cura per tutta la loro permanenza al parco. Donna, di origini mediorientali.
  • Dave (doppiato da Glen Powell): l'altro responsabile dei ragazzi. Ed essendo un maschio bianco Occidentale ovviamente non poteva che essere rappresentato come un buffone pasticcione senza autorità. Si spaccia per capo-responsabile, poi per co-capo-responsabile, ma si intuisce che è praticamente l'ultima ruota del carro. Senza potere decisionale, dato che il capo ovviamente non poteva che essere Roxie. Certo, è la spalla comica del duo, ma ciò non cambia il fatto che non ci sia un personaggio maschile bianco "decente".

In un momento storico in cui si parla tanto contro discriminazioni razziali e sessuali, appare sempre più evidente che invece la discriminazione abbia soltanto cambiato bersaglio.

Certo, gran parte dei personaggi, presi singolarmente, sono anche simpatici e ben riusciti (gran parte...), ma il fatto che non ci sia un maschio bianco decente è emblematico del messaggio che autori/autrici vogliano inculcare soprattutto nelle nuove generazioni.

In teoria sarebbe bastato che ci fosse un personaggio maschile bianco positivo (né inutile né una macchietta), ed invece è l'unico elemento che manca. Il ragazzino piagniucoloso viene addirittura fatto fuori, tanto era inutile.

Come ulteriore prova del nove, per fugare gli eventuali dubbi che magari possono essere rimasti, interessante andare a vedere chi sono gli autori (o meglio, le autrici) della serie.

  • Lindsay Kerns: femminista (nel senso moderno del termine), gender-oriented (fissata con la nuova americanata dell'"identità di genere", totalmente insensata per come sta diventando...), di orientamento sessuale "incerto" (ma di sicuro è chiaro contro quale genere ce l'abbia...). (https://twitter.com/clippership) Emblematico questo suo post sessista su Twitter:



  • Sheela Shrinivas, una donna indiana a cui forse la libertà ottenuta in Occidente ha dato alla testa... Sposata con un americano apparentemente bonaccione bianco. Guarda caso, anche lei fissata con le comunità LGBT. Molto particolare questa presunta lotta contro la discriminazione, ma operando al contempo una contro-discriminazione che non fa che acuire lo scontro sociale. (https://www.instagram.com/sheelashrinivas/) Emblematico il suo post su Instagram in cui appare abbastanza evidente razzismo e sessismo con la frase «Non ho mai amato di più essere "brown" e donna come in questa settimana» (senza motivo, tra l'altro, dato che il post teoricamente avrebbe dovuto riguardare la discriminazione contro l'omosessualità in generale...):
  • Josie Campbell: altra donna femminista sessista, gender-oriented, razzista (ma negli Stati Uniti probabilmente sono un pò tutti così, in un modo o in un altro, a quanto pare). (https://twitter.com/CozyJamble) Emblematico il suo retweet sessista-razzista: «Il sistema legale degli Stati Uniti è il patrono più fedele della supremazia bianca».
  • Rick Williams: maschio bianco però a quanto pare fissato con l'esaltazione di tutto ciò che sia diverso da lui (africani, indiani, donne, l'importante è che non siano maschi bianchi...). (https://twitter.com/rickwilliams26) Emblematico il suo articolo sul fratello di Che Guevara, un ispanico, in cui parlando della madre la descrive puntando l'attenzione con enfasi su un presunto "femminismo" facendo rientrare forzatamente questa propaganda anche in un articolo che in teoria parla d'altro («Lei è stata una femminista precoce e una delle prime donne in Argentina ad indossare pantaloni, fumare e guidare una macchina»...):
  • M. Willis: su di lui c'è ben poco da dire. Sembra più che altro molto focalizzato su lavoro e salario... (forse solo qualche suo tweet/retweet tradisce una certa condivisione delle idee femministe eterofobe, ma niente di così evidente come le colleghe) (https://twitter.com/theotherwillis)

Insomma, il messaggio che passa dalla serie tv era già abbastanza chiaro, e si può notare come rispecchi praticamente il pensiero delle autrici.

Tra l'altro, anche l'"Empire", nella sua recensione, ha «criticato scrittura e personaggi dello show, dicendo che sono "sgradevoli" e "disegnati in stereotipi di bassa lega e dialoghi forzati"» («criticizing the show's writing and its characters, who he said were "unlikeable" and "drawn in thin stereotypes and forced dialogue"»).

Purtroppo questo modo di pensare si sta diffondendo anche in Italia e sta portando (ingiustamente) sessismo e razzismo anche in una società in cui fino a pochi anni fa non c'era.

Gli Stati Uniti sono sull'orlo di una guerra civile (su diversi fronti, in realtà) da mesi, o anche anni, per una cultura e una condizione sociale tutta loro. Si spera che nel prossimo futuro in Italia si smetta di farsi coinvolgere in scontri culturali che non ci appartengono...

Giudizio: 0,5 stelle

  • Trama: un quarto di stella (diciamo che avrebbe anche avuto degli spunti interessanti, ma questa propaganda discriminatoria rende il tutto come uno sgradevole spot negativo che, invece di diminuire le discriminazioni, le aumenta...).
  • Personaggi: un quarto di stella (anche in questo caso, se ci fosse stato anche un personaggio bianco positivo o se fossero stati tutti personaggi di una stessa razza, la caratterizzazione avrebbe potuto anche avere senso, ma in questo modo appare evidente la propaganda razzista e sessista, per cui anche quel poco di buono che ci poteva essere finisce col venir sprecato).
  • Godibilità: zero stelle (propaganda indecente, gag scontate e prevedibili, sviluppi discutibili...)
  • Cultura: zero stelle (propaganda che mira alla disgregazione sociale, poco condivisibile).

lunedì 13 dicembre 2021

Cowboy Bebop - Anime vs. Live Action

Poche settimane fa, su Netflix è stato distribuito un altro remake di un anime di successo: stavolta si tratta di "Cowboy Bebop", quello che è considerato da molti «uno dei migliori anime di tutti i tempi».

A quanto pare, i giudizi di critica e pubblico (voto medio intorno a 5/10 circa), uniti al basso numero di visualizzazioni, hanno spinto Netflix ad annunciare quasi istantaneamente la cancellazione della seconda stagione. (https://www.comingsoon.it/serietv/news/netflix-cancella-cowboy-bebop-dopo-una-sola-stagione-la-reazione-del-cast/n132668/).

A questo punto, però, bisogna fare alcune considerazioni.

Innanzitutto, c'è da dire che non si capisce bene il motivo per cui Netflix continui a realizzare "remake" (perché di questo si tratta, non di "trasposizione" o "adattamento") di capolavori di successo, dato che finiscono per essere sempre dei flop. A parte, ovviamente, quello di incrementare l'archivio dell'offerta disponibile e ottenere un certo risalto mediatico (soprattutto preventivo, dato che dopo la distribuzione gli articoli parlano di flop e di cancellazioni dei sequel, che non sono esattamente una pubblicità molto positiva).

E' vero che questa volta non ci si trova di fronte ad una porcheria come "American Death Note"... Però comunque non si tratta di una trasposizione, per cui una ricezione negativa da parte dei fan (che erano il principale target a cui puntava la serie) c'era da aspettarsela.

***Spoilers alert*** Da qui l'articolo contiene spoiler!

L'anime era un'opera molto psicologica: nonostante l'azione e le gag, c'era un aspetto introspettivo molto profondo. L'amore perduto, il dubbio e il rimpianto che si trasformano in un'ossessione, un pensiero fisso che tortura il protagonista al punto da cercare distrazioni anche in attività rischiose pur di riuscire a staccarsi da quei pensieri almeno per qualche momento ed avere un pò di sollievo prima di ricadere inesorabilmente nel dolore e nella disperazione. Poi c'è l'amore ritrovato, il sogno di recuperare il tempo perso, la speranza di un futuro migliore... il tutto spezzato dalla sua nemesi che lo getta in uno sconforto ancora peggiore, senza più né dubbi né speranze. Una disperazione che porterà il protagonista ad un gesto estremo, ormai condannato ad una vita che non può essere altro che un incubo, in cui la realtà è un contorno offuscato ed insignificante. Così tenta di porre fine a tutto anche se ciò può comportare la sua stessa morte; un finale in cui torna a sentirsi vivo solo nell'atto del morire. Con la morte che, come dice lo sciamano nell'ultimo episodio, diventa una protezione contro la sofferenza.

Insomma, un aspetto profondo, drammatico, estremamente complesso e che in tanti magari neanche riescono a cogliere appieno. Tutto ciò è stato epurato dalla serie Netflix, che ha trasformato il tutto in una serie quasi "per famiglie" (quasi, date le scene estremamente macabre, spesso superflue, che sono state inserite). Quindi la profondità psicologica lascia il passo alla commedia e al macabro, forse per andare incontro al pubblico dei giovani statunitensi e simili, quel genere di pubblico che si diverte a passare le serate guardando gli horror e le parodie... E che però forse non è esattamente il pubblico che guarda anime e relative trasposizioni/remake...

Quindi, il confronto tra la serie e l'anime non regge, come era prevedibile nonostante l'incredibile hype che aveva generato l'annuncio di questa serie. Si è puntato ad attrarre i fan con un'opera che è più accondiscendente verso i meno nerd e quindi i meno interessati alla serie... Un controsenso. Cerca di attrarre inutilmente un pubblico non interessato scontentando (e quindi perdendo anche) chi invece era più che interessato.

Ma, a parte questo (anche se non è poco), non è tutto da buttare. E' vero che c'è una grande differenza con l'anime e che si è cercato di fare un certo tipo di intrattenimento modificando alcuni personaggi e alcuni eventi, però è anche vero che:

  1. Con questa serie, le modifiche della trama e il finale aperto, viene data l'opportunità di rivedere quei personaggi tanto amati nell'anime e di lasciare anche uno spiraglio per eventuali stagioni future, in modo da poter eventualmente ritrovarli e continuare a seguirli (l'affezione del pubblico verso i personaggi è risaputa quantomeno dai tempi del teatro e dell'Opera, per passare poi al Cinema e alla televisione...). Restando fedeli all'anime, questo spiraglio non ci sarebbe stato visto che sostanzialmente moriavno quasi tutti i protagonisti (Spike, Lucius, Giulia, Ani...). In questa serie Netflix, invece, grazie a certe modifiche di trama non vengono fatti morire i protagonisti consentendo l'eventuale realizzazione almeno di una seconda stagione (cosa che non avverrà lo stesso, ma la possibilità c'era). La ciurma semplicemente si divide, Valentine va in cerca delle sue origini, Giulia "diventa malvagia", Lucius viene imprigionato, Ani se la cava... Inoltre la ragazzina Ed compare soltanto nella scena finale (mentre nell'anime era diventata un membro stabile della ciurma del Bebop), per cui chiaramente c'erano svariate trame aperte da sviluppare in una stagione 2... Insomma, interpretandolo come remake / storia-alternativa per poter portare avanti questi personaggi più a lungo, diciamo che ci può anche stare.
  2. Cast epico. I vari attori sono perfetti nei vari ruoli. Non importa se avrebbero potuto scegliere altri interpreti o chissà cosa. L'importante è che in questo caso gli attori sono ottimi, giusti nel ruolo, ben calati nella parte e credibili. Per quanto ci si possa magari trovare in disaccordo sulle modifiche rispetto alla trama originaria, difficile mettere in dubbio la scelta finale degli interpreti. Veramente stupendi tutti nei loro ruoli, al punto che rivederli in azione effettivamente non sarebbe dispiaciuto.

Quindi, è vero che la trama è molto diversa, ma spesso si è trattato di espedienti per alleggerire l'aspetto psicologico, cercare di raggiungere un pubblico più vasto, evitare l'epilogo drammatico dell'anime, e consentire di riportare in auge e per più tempo certi personaggi tanto amati e apprezzati.

La reazione del pubblico e la decisione di non finanziare una seconda stagione (interrompendo di fatto tutti i possibili sviluppi rimasti in sospeso: che succederà a Julia? Dove approderà Valentine? Chi è Ed e come verrà coinvolta?) fa sorgere due spunti di riflessione importanti:

  1. Hanno davvero senso i remake (soprattutto se di capolavori irraggiungibili)? In decenni di crisi artistica statunitense, abbiamo visto un moltiplicarsi di remake, reboot e sequel: qualsiasi cosa pur di sfruttare idee di successo del passato, sfruttarne l'appeal e la fama pur di fare soldi facili col minimo sforzo, anche quando il giudizio finale già si sa che sarà negativo. Chiaramente i sequel sono quelli che hanno un senso maggiore dato che non rinnegano quanto fatto in precedenza: a volte non riescono benissimo e magari sono vistosasmente fatti con poche idee giusto per fare soldi sfruttando idee vecchie (Jurassic Park 2 e 3, per esempio, o Grease 2 e simili), altre volte invece hanno un'idea originale solida che giustifica il tutto (per esempio "Jurassic World", oppure "Ghostbusters Legacy"). Per quanto riguarda i remake, invece, possono avere senso se l'opera originaria era stata un flop, non era all'altezza, aveva delle potenzialità inespresse per cui non era stato possibile apprezzarla appieno. Nel caso in cui, però, l'opera originaria si è già rivelata come un capolavoro indiscusso ed ineguagliabile ("Titanic", se proprio vogliamo fare un esempio), qualsiasi remake non apporterebbe niente di innovativo, nessun miglioramento, nessun elemento che possa competere con il predecessore. Ed il confronto ovviamente sarebbe inevitabile, a parte per qualche giovanissimo spettatore senza basi di confronto, e quindi anche la valutazione negativa sarebbe inevitabile. (Lo si è visto con i tanti tentativi di remake fatti dalla Disney, tipo "Aladdin", che lo si va a vedere solo se si è fan di Will Smith o perché era il "film del momento"... Ma per il resto, non c'è l'epicità dell'originale, la magia e innovazione che si respirava con il cartoon, e alla fine resta ben poca cosa).
  2. Possibile che non si possa evitare che Netflix continui a produrre delle serie che poi interrompe arbitrariamente lasciando spunti e trame irrisolti? Uno dei casi più eclatanti era stato quello di Sense8, chiuso dopo la seconda stagione (nonostante la trama non fosse conclusa) portando alla "rivolta" dei fans che "costrinsero" Netflix ad accordare almeno un episodio speciale che, in un unico appuntamento, chiudesse (frettolosamente) la storia. Se Netflix si è mossa, probabilmente i fans non erano neanche troppo pochi, altrimenti un colosso del genere non avrebbe dato peso alle proteste. Ma allora perché cancellare le serie che hanno anche un buon séguito senza portare a termine le trame? Non è possibile mettere qualche clausola per non permettere questo genere di cose, o slegare il prodotto dai capricci di questi produttori?

Insomma, si tratta di un remake, ma comunque, nonostante le differenze rispetto all'originale, incredibilmente risulta anche abbastanza piacevole, gli attori e i personaggi non sono male e non dispiacerebbe rivederli.

Ma, se dopo solo 3 settimane hanno già dichiarato la cancellazione del sequel, come si può attirare pubblico su una serie che già la si sta dando per morta? Ed avrebbe senso guardarla in massa per cercare di convincere Netflix a tornare sulla sua decisione, sapendo però che c'è il rischio concreto che ciò non accada e che quindi si rimanga con l'amaro in bocca a causa di tutte le trame in sospeso che non verranno mai proseguite?

Probabilmente sarà un'altra brutta pagina della storia di Netflix.

Giudizio: 3 stelle e mezza.

PS: capitolo a parte, ci sarebbe anche il problema del doppiaggio "a basso costo", diciamo così, a cui ricorre Netflix (dopo casi come "Cavalieri dello zodiaco", in cui il protagonista aveva una voce improponibile, o anche "Murder Mystery", in cui vengono aggiunte frasi inopportune extra senza motivo...): questa volta, lascia un pò perplessi la decisione di tradurre, ad inizio del primo episodio, "corporations" con "organizzazioni mafiose"... Certo, magari in alcuni casi cambia ben poco, forse solo la nazionalità di appartenenza, ma comunque fa storcere un pò il naso questa "non traduzione" e fa aumentare i dubbi sull'affidabilità dei dialoghi in questa e in altre serie targate Netflix... Quante frasi saranno state stravolte? Quanto di quello che ci viene fatto sentire nel doppiaggio italiano esiste anche nella versione originale?...