sabato 9 novembre 2019

Maleficent (USA 2014)

Il film è un remake/rivisitazione del classico Disney "La bella addormentata nel bosco" del 1959, che a sua volta era tratto dalla fiaba "La bella addormentata" del 17° secolo!

La fiaba aveva già diverse versioni, con un tema comune e ricorrente nel folklore europeo. E, se alcuni elementi possono essere ritrovati anche in una fiaba del 1340, la versione più conosciuta è quella di Charles Perrault del 1697.

Come da tradizione, all'interno delle fiabe il racconto nascondeva dei riferimenti e degli avvertimenti per le nuove generazioni. In alcune versioni si fa riferimento allo stupro, in altre (come in quella più famosa a cui si è ispirata la trasposizione di Walt Disney) c'è tutto l'aspetto allegorico a rappresentare lo sviluppo in età adolescenziale e l'arrivo dell'amore e del matrimonio in età adulta.

In questa rivisitazione moderna, invece, vediamo trasparire tutta la visione cupa, disillusa, egocentrica e presuntuosa dei giorni nostri, o almeno che caratterizza la visione della vita che ha la sceneggiatrice Linda Woolverton. Dalla sua biografia due elementi chiave: l'"infanzia traumatica" che l'hanno fatta avvicinare al mondo del teatro, e un divorzio alle spalle. Elementi che evidentemente permeano anche il suo lavoro al punto da trasformare una fiaba allegorica e sognante (soprattutto la versione di Walt Disney) in un cupo incubo in cui malvagità e tradimento sono il cardine della trama e la figura maschile appare sempre negativa o inutile.

"Maleficent" in teoria ha due pregi:
  1. Innanzitutto ha il merito di andare a cercare di approfondire il passato della "fata cattiva" (che nella fiaba era malvagia e, non invitata, agìva per ripicca e invidia). Si tenta, come ormai avviene spesso (di recente con il film "Joker"), di capire o giustificare la svolta malvagia dei protagonisti, di individuarne delle possibili cause e di dare un maggiore spessore ai personaggi.
  2. In secondo luogo, restituisce uno spaccato socio-culturale di questo nuovo millennio e di una certa cultura femminista cupa, presuntuosa ed egocentrica, che evidentemente non c'era né nel '600 né ai tempi di Walt Disney.
Per questo secondo punto, infatti, se si va ad analizzare quanto messo in scena:
  • "Malefica", nonostante il nome, viene fatta apparire come una fata benigna. Trovato l'amore, viene abbandonata dall'amato ed è costretta a vivere da sola per anni. Quindi abbiamo un primo tradimento da parte della figura maschile, e la solitudine della donna (una solitudine che tanto viene ipocritamente esaltata in questi anni nonostante la costante ricerca o mantenimento di partners).
  • Il protagonista maschile, per diventare re, torna da Malefica e la raggira, la illude e la tradisce nuovamente stavolta in modo fisico e drammatico tagliandole le ali. Magari si tratta di una differente versione della stessa allegoria che era l'arcolaio per Aurora, o probabilmente di allegoria d'altro tipo come accadeva nelle altre versioni antiche della fiaba. Fatto sta che la protagonista diventa cupa e in cerca di vendetta, quindi "indotta" ad essere "malvagia", verso un protagonista maschile che incarna tutti i mali della società: avidità, egoismo, tradimento e violenza.
  • Dopo aver lanciato la maledizione ed individuato il nascondiglio di Aurora, Malefica continua ad essere fatta apparire meno cattiva di quanto accadeva nelle fiabe del passato. E' passata dall'essere l'incarnazione del male a diventare il simbolo della compassione e dell'amore... Infatti, spiando di nascosto Aurora, la vede crescere, le si rivela, la aiuta, si affeziona, si pente dell'unica cosa malvagia che abbia mai fatto, tenta di rimediare e infine la salva anche.
  • Re Stefano, invece, anziché dimostrare un qualche pentimento, viene mostrato come impazzito dal rancore, più interessato alla vendetta che alla figlia. Nel finale, Malefica viene mostrata nuovamente clemente e buona non uccidendo Re Stefano, il quale però, continuando sulla linea dell'uomo malvagio, tenta un'ulteriore slealtà finendo per precipitare e uccidersi da solo, sotto gli occhi innocenti e incolpevoli di Malefica.
  • In aggiunta, per risvegliare Aurora appare inutile il bacio del principe Filippo, il giovane che ha conosciuto qualche giorno prima, ma l'unico "vero amore" riconosciuto dall'autrice è quello di Malefica, "madre adottiva" in un certo senso, che, pentita, le da un bacio di addio dimostrando invece che solo quello di una madre è "vero amore".  L'autrice, che è anche madre di una figlia, fa trasparire una presunzione per cui solo l'amore in cui lei può riconoscersi è reale, mentre per gli altri non riconosce possano avere un tale sentimento. Nulla a che vedere, infatti, con il nuovo personaggio maschile che viene offerto ad Aurora nella conclusione: dopo averlo mostrato come "non in grado di offrire il vero amore" viene poi "regalato" alla risvegliata protagonista come fosse un gingillo con cui trastullarsi un pò (anche perché neanche Aurora poteva essere innamorata di lui). Una visione che sembra abbastanza ottusa, presuntuosa ed egoistica dell'amore e delle relazioni.
  • L'ultima figura maschile che si può individuare è Fosco, il Corvo che Malefica trasforma in umano, e che, come da mentalità femminista (o femminilista), è utile solo come servitore ubbidiente ed è costretto a fare tutto ciò che gli chiede Malefica, anche se fosse qualcosa di negativo e contro la sua volontà.
In conclusione, interessante il tentativo di individuare le cause che portano a comportamenti malvagi, interessante il tentativo di dare maggiore spessore introspettivo ad alcuni personaggi (anche quelli negativi), importante il cast (a partire da Angelina Jolie, ma non solo), ma la cosa fondamentale è l'emblematicità di questo film come rappresentazione di una mentalità culturale femminista di quest'epoca in cui la donna (raffigurata come buona e sola) è la rappresentazione della bontà e dell'ingenuità (oltre ad Aurora, anche Malefica viene raggirata, si lascia ingannare e viene ferita per essersi fidata ed aver perdonato, si pente dei pochi atti malvagi commessi, dato che l'unica cosa malvagia è stata l'incantesimo su Aurora) mentre l'uomo viene rappresentato come l'incarnazione del male, "buono" solo se sottomesso ai voleri della donna (Fosco, costretto ad obbedire, il principe Filippo, marionetta/oggetto nelle mani di Malefica e offerto ad Aurora come "regalo" per il risveglio...).
Emblematicità, però, che, per quanto possa essere importante, lo rende un pilastro della negatività di questa società moderna. Come alcuni capolavori dei regìmi del passato, si tratta di un esempio di film importante a livello di rappresentazione della cultura della sua epoca, con cast stellare e ottimo a livello tecnico, ma portatore di un messaggio e di un simbolismo estremamente negativi al punto che, per quanto possa essere fondamentale per gli addetti ai lavori e gli studiosi, bisognerebbe fare attenzione a chi lo vede e al messaggio che veicola e che viene inculcato nelle menti degli spettatori.
In un certo senso, è un pò come "Il trionfo della volontà" in stile fantasy moderno: un capolavoro del suo tempo ma con un messaggio sbagliato e/o discutibile.
Un buon oggetto di studio da maneggiare con cautela.

GIUDIZIO
Trama: 0,5
Protagonisti: 0,5
Fruibilità: 0,5
Cultura: 0
Valore aggiunto: 0,5 (causa: oggetto di studio)
Totale: 2 stelle

venerdì 13 settembre 2019

Power Rangers 2017

Il brand "Power Rangers" era già trash negli anni '90. Questo nuovo film, andato in onda in chiaro ieri in Italia in prima tv, a parte attualizzarne il trash (sullo stile di "American Pie"), vediamo che "attinge" (per non dire "copia") tanti altri prodotti supereroistici come "Superman", "Sono il numero 4", "Lanterna verde", "I fantastici 4". Per non parlare del finale alla "Casper"... («Solo uno può tornare indietro»...)
Alieni, malvagità scolastica statunitense, robottoni...
Il massimo del trash americano.

Top dialogo
Billy: «Da quanto tempo aspetti?»
Alfa5: «Oggi cos'è, lunedì?»
Billy: «Sì»
Alfa5: «Allora 65 milioni di anni.»

Voto
Personaggi: 0 stelle
Trama: 0 stelle
Cultura: 0 stelle
Gradimento: 0,5 stelle
Extra: 0 stelle

Totale: 0,5 stelle

martedì 6 agosto 2019

Faro-Blu d'Oro 2019

Siamo alla sesta edizione del premio Faro-Blu d'Oro per le migliori locandine dell'anno.
Ecco quelle che ci sono sembrate le più significative del 2018.


FARO-BLU D'ORO 2019
Miglior Locandina 2018: Alpha (USA 2018)

Miglior Locandina italiana 2018: Rudy Valentino - Divo dei divi (ITA, 2017)

Menzione speciale 2018: La profezia dell'armadillo (ITA, 2018)


Miglior Font 2018: Ritorno al bosco dei 100 acri (USA, 2018)
Miglior Font italiano 2018: Leo da Vinci (ITA, 2018)


Miglior Frase di Lancio 2018: Nelle pieghe del tempo (USA, 2018) - «L'unico modo per sconfiggere l'oscurità è diventare luce»
Miglior Frase di Lancio italiana 2018: Hotel Gagarin (ITA, 2018) - «Se vuoi essere felice, comincia.»