lunedì 24 febbraio 2014

Intervista a Leonardo DiCaprio per The Wolf Of Wall Street

«Le crisi si ripetono perché non impariamo mai dalle generazioni precedenti e quindi facciamo gli stessi errori». Leonardo DiCaprio commenta il suo ruolo in The Wolf of Wall Street (Il lupo di Wall Street), l'ultimo film di Martin Scorsese che lo ha già candidato per la decima volta ai Golden Globe, in uscita in Italia il 23 gennaio. Nel film, che conclude quella che l'attore americano chiama la sua «trilogia sul denaro e il potere, dopo Django Unchained e Il Grande Gatsby», Di Caprio è Belfort, il broker della finanza americana che, alla fine degli anni 80, si arricchisce smisuratamente grazie a vendite di azioni fraudolente e senza valore, e al suo disprezzo per la legge. Tre ore nella vita di un "moderno Caligola" tra orge, droghe e ogni concepibile dissolutezza. «In un mercato non regolato la gente sfrutta tutti i possibili trabocchetti per trarne più vantaggi possibili. L'avidità è un istinto naturale e la dipendenza dai soldi è molto simile a quella per la droga. E' difficile essere equilibrati», dice. «Ma la crisi è anche un modo per cercare di cambiare il corso dell'economia».

Uscito in USA il giorno di Natale, The Wolf Of Wall Street ha avuto una lunghissima gestazione. DiCaprio, folgorato dal libro-verità di Jordan Belfort, ne ha comprato i diritti per l'adattamento - sottraendolo a Brad Pitt - e lo ha coprodotto con la sua società Appian Way Productions. «Ci abbiamo lavorato su con la mia casa di produzione e Martin (Scorsese ndr.) per circa sette anni. Eravamo pronti a girarlo prima di Shutter Island ma il budget è venuto meno e siamo rimasti bloccati», continua. «Ho sognato di fare il film per tutto il tempo, ruminando su quelle battute e riflettendo sul personaggio. A ritroso mi rendo conto che c'è un filo conduttore tra il personaggio che ho interpretato in Django, la cui ricchezza sono gli schiavi, Gatsby, che ha costruito una fortuna sugli eccessi del proibizionismo inseguendo un'illusione d'amore, e Wolf che accumula denaro senza guardare in faccia nessuno. Non sono storie con una morale ben definita, ma riflettono sul valore sbagliato della ricchezza in America e spiegano le conseguenze di certi atti».

Martin Scorsese è d'accordo. «Ho cercato di ricreare il mondo di questa gente ed esporlo al pubblico, senza giudicarlo», dice. «Gente che imbroglia, mente, arraffa tutto quello che può, perché nessuno la ferma. E' fondamentalmente amorale e non esita a soddisfare qualsiasi capriccio. Belfort dice "sono un drogato e mi piace". Non significa che deve piacere anche a noi. Sotto la patina della legalità o della caccia alle opportunità, Wall Street fa ancora più danni e si fa meno per impedirli. Eppure è una mentalità che viene incoraggiata e convalidata dalla nostra cultura e proprio per questo penso sia ancora più pericolosa. Sono convinto che a Wall Street siano tutti dei ladri!».

Di certo le scelte cinematografiche di DiCaprio non sono mai state dettate esclusivamente dal denaro. Dal ritardato di Buon compleanno Mr. Grape al rubacuori di Titanic al compulsivo Howard Hughes di Aviator, DiCaprio ha sempre scommesso su ruoli diversi che lo aiutassero a crescere, evitandogli un'immagine stereotipata. «Ho conosciuto persone accecate dai soldi e hanno il vuoto intorno. Io voglio avere successo, faccio dei film anche per fare più soldi, ma alla fine non puoi lasciare che sia la tua ossessione nella vita!», dice. Le sue stravaganze sono le giacche (centinaia), le case (ne ha comprate due solo per la madre) e l'arte contemporanea, soprattutto Andy Warhol. «Non so se ho pagato di più un Warhol o una delle case di mia madre», dice. «Se vedo un quadro che mi piace non resisto e chissà quante volte hanno speculato sulla cifra esattamente come succede a Wall Street con le azioni!». Ex enfant prodige, l'attore ha iniziato a recitare per la pubblicità e in piccoli ruoli tv all'età di tre anni. Figlio unico ha vissuto con la madre nei sobborghi est di Los Angeles, riuscendo a diplomarsi al Los Angeles Center for Enriched Studies, una delle migliori scuole dello stato per la formazione degli studenti nelle discipline artistico-umanistiche. Il primissimo ingaggio arriva nel 91 con Critters 3, un B movie che venne poi distribuito in videocassette in un ruolo che l'attore definì come "un superficialotto dai capelli biondi". Solo un anno dopo, nel 92, Robert De Niro in persona lo seleziona tra 400 aspiranti per il ruolo al suo fianco in Voglia di ricominciare. Fu lo stesso De Niro a segnalarlo a Scorsese che, dopo aver visto il film, gli fece un sacco di complimenti. «C'era un party dopo la proiezione. Scorsese era lì. Me lo ritrovai davanti ed ero paralizzato. Mi disse "ehi ragazzo, ho visto il film. Sei bravo. Continua così". E io non risposi nulla», ricorda. Aveva solo 18 anni e non avrebbe mai immaginato che con Scorsese avrebbe fatto poi cinque film. Pochi anni dopo nel '96 il film dell'australiano Baz Luhrmann, Romeo + Juliet, sancisce l'inizio della "Leomania", che raggiunse il climax nel 97 con l'esplosivo, inaspettato e planetario successo di Titanic. I poster di Leo DiCaprio tappezzavano le stanze delle adolescenti di mezzo mondo, il suo celebre abbraccio a Kate Winslet sulla prua della nave ha fatto parte dell'immaginario romantico di una generazione. Quello stesso anno più di 200mila fan protestarono contro la Academy of Motion Picture Arts and Sciences per non averlo candidato all'Oscar per quel film. Ma per DiCaprio la strada era ormai tutta in discesa. Il suo cachet saliva vertiginosamente come le sue quotazioni nell'empireo della fama. Dopo un paio di interpretazioni bocciate dalla critica (come quella nella Maschera di ferro e in The Beach) l'anno di svolta arriva nel 2002 con Prova a prendermi di Steven Spielberg, ispirato alla vita e ai numerosi travestimenti del giovanissimo e brillante truffatore Frank Abagnale, e Gangs of New York, che segna l'inizio del sodalizio artistico con Martin Scorsese. Nel 2006 The Aviator, sempre di Scorsese, ottiene ben 5 Oscar. DiCaprio, protagonista del film, viene candidato a migliore attore dopo aver vinto il Golden Globe come migliore attore drammatico. Gli anni a seguire sono una carrellata di straordinari successi: film impegnati come Blood Diamonds, ruoli complessi come in The Departed, Nessuna verità di Ridley Scott, Shutter Island, Inception, fino a Django Unchained di Quentin Tarantino e Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann.

Se le contraddizioni ci rendono più umani, DiCaprio ne incarna molte. In bilico tra due mondi agli antipodi, si divide tra il glamour hollywoodiano e l'impegno sociale e ambientalista. Vegetariano convinto, ha fondato alla fine dei 90 la Leonardo DiCaprio Foundation sponsorizzando diversi progetti - per la salvaguardia della flora e della fauna selvatica - e prodotto e narrato il documentario ambientalista L'undicesima ora, presentato fuori concorso a Cannes nel 2007. Nel 2009 ha comprato un'isola nelle acque del Belize dove vuole costruire un villaggio ecologico e l'anno dopo ha donato un milione di dollari alla Wildlife Conservation Society per la tutela delle tigri. «Siamo riusciti a creare parchi naturali in Nepal», racconta. «E' molto importante controllarli bene perché il bracconaggio è molto diffuso, si crede che l'osso di tigre abbia proprietà afrodisiache anche se in realtà i suoi poteri sono pari all'osso di un cane! La tigre è fondamentale nell'ecosistema di queste giungle perché è in cima alla catena alimentare. Salvaguardare la natura è la cosa più importante oggi».

Guida solo auto elettriche e di recente ha deciso di far parte di una squadra per il primo Grand Prix di auto elettriche, la Formula E. La gara, che dovrebbe partire il prossimo settembre si protrarrà toccando diverse città del mondo da Pechino a Los Angeles, con auto a emissioni zero capaci di toccare i 200 km all'ora. E' anche attivista per i diritti dei gay e nella primavera scorsa è diventato uno dei finanziatori di Glaad, associazione che promuove l'immagine LGBT nei media. Durante l'ultimo anno di pausa dal cinema ha persino organizzato un'asta di quadri donati da famosi artisti contemporanei e messi all'incanto da Christie's, che ha raccolto in una sola serata 38 milioni di dollari per l'ambiente. «Nulla mi rende più fiero», confessa. Nonostante la sua riservatezza sulla vita sentimentale, tutte le sue avventure sono state seguitissime dai tabloid. Modella dopo modella, da Kristen Zang a Emma Miller, dalla brasiliana Gisele Bundchen all'israeliana Bar Refaeli. Dopo la fine del loro rapporto nel 2011 ha avuto una breve storia con l'attrice Blake Lively, e al momento sembra legato alla modella ventunenne Toni Garrn. L'attore comunque continua a ripetere che «anche se vengo visto in giro con molte belle donne non vuol dire che abbia una relazione con loro. C'è troppo pregiudizio sull'amicizia fra un uomo e una donna». Un giorno, dice, si accaserà definitivamente.

Il prossimo 11 novembre compirà 40 anni. L'imminente giro di boa non lo mette affatto in crisi. «Penso spesso a come ero quando avevo 16 anni e per fortuna ho sempre avuto obbiettivi chiari e che tipo di film interpretare. Sono orgoglioso di quel mocciosetto; anche allora combattevo per quello in cui credevo senza aver paura dei giudizi negativi. Ma oggi sono felice di avere tempo a disposizione anche per altre cose», riflette. «Non mi sono mai sentito a mio agio come in questi ultimi anni. Ora sono un adulto a tutti gli effetti e non devo più dimostrare niente a nessuno».



Fonte: D la Repubblica, 11 gennaio 2014.