sabato 21 novembre 2009

2012

2012

Dal 13 novembre è uscito nei cinema italiani il nuovo film di Roland Emmerich: "2012".

Il regista e sceneggiatore torna a trattare il tema della fine del mondo, o meglio del drastico cambiamento del mondo com'è oggi, col conseguente rischio di estinzione dell'umanità.

Con "The day after tomorrow", nel 2004, l'evento catastrofico veniva attribuito al cambiamento climatico causato dall'attività umana insostenibile. Il film si basava sulle reali teorie riguardanti le possibili conseguenze dell'attività umana, anche se il regista compresse tutti gli eventi in un arco temporale estremamente ristretto. Questo, ovviamente, era giustificato dal fatto che il film, per coinvolgere di più gli spettatori, si basava sulle vicende dei protagonisti del film e non si potevano far passare mesi tra i vari eventi narrati nella storia.

Con "2012", invece, Emmerich abbandona le argomentazioni reali e costruttive, e costruisce il film basandolo sula leggenda della profezia che prevede la fine del mondo per il 21 dicembre 2012.

Il cambiamento della Terra viene giustificato da un irrealistico effetto stellare che provoca il surriscaldamento del nucleo del pianeta e la rapida trasformazione della crosta terrestre.
Si abbandonano, quindi, le teorie scientifiche per cavalcare paure e fantasie popolari.

Non che non sia un film godibile, ma è nettamente inferiore a "The day after tomorrow".
Non offre grandi spundi di riflessione, ma può essere piacevole per un paio d'ore "d'evasione". Oltretutto il film è caratterizzato da spettacolari effetti speciali ad effetto che dovrebbero rendere godibile il film, se lo si vuole guardare senza pretese, soprattutto se si assiste alla proiezione sul grande schermo.
Per questo, è consigliabile guardare "2012" al cinema, adesso che è ancora proiettato nelle sale.
Clicca qui per gli orari di programmazione.

NOTE STONATE:
come sempre nel cinema hollywoodiano, da un lato la storia si regge sulla struttura ormai consolidata con cui gli eventi condiscono le vicende familiari, sentimentali e professionali dei protagonisti e servono a giustificare le scene d'azione che consentono l'uso degli effetti speciali con forte impatto sul pubblico; dall'altro lato, purtroppo, ci sono le solite manipolazioni propagandistiche nascoste ai meno attenti. Elementi a cui solitamente il grande pubblico sembra non dare troppo peso, ma che invece sono elementi quasi subliminali che mirano ad inculcare determinati pregiudizi e idee nelle menti degli pettatori.
Ad esempio:
- La caratterizzazione di alcuni personaggi e la scelta della loro nazionalità. Il riccone malvagio e senza scupoli è russo: guarda caso, dopo la fine della guerra fredda i cattivi erano diventati i cinesi; ora che la Russia torna ad essere come d'ostacolo agli interessi statunitensi ecco che si torna a screditarli.
- I cinesi, invece, ora che la posizione "occidentale" è quella di collaborazione con la nuova superpotenza su cui sembra reggersi l'intera economia "occidentale", vengono mostrati come aperti alla collaborazione per la salvezza dei potenti occidentali; il sistema dello sfruttamento di lavoratori considerati inferiori ai potenti viene giustificato nel film, andando incontro alle idee capitaliste degli imprenditori occidentali a cui tanto piace delocalizzare verso oriente.
- Gli statunitensi sono come sempre i buoni che vogliono salvare l'umanità. Il protagonista viene convinto che quelli che salgono sulle arche sono coloro che è giusto vengano salvati, mentre gli operai e le "fasce medio-basse" non hanno valore e è giusto "sacrificarli". Un messaggio che non sembra moralmente corretto. A salvarsi sono solo i ricchi che pagano profumatamente il biglietto, i potenti, i raccomandati (i familiari del cinese di guardia, per esempio).
- Altro personaggio classico è l'hippie matto che mischia teorie false a teorie che si fondano su reali indagini. Il tutto è fatto ovviamente per screditare teorie scomode che diventano, per il grande pubbico, storie false adatte all'atmosfera fantascientifica del film. Per il grande pubblico, quindi, se la teoria della fine del mondo è solo una trovata filmica e l'hippie ha ragione solo in quanto parte della finzione, tutte le teorie che nel film appaiono come veritiere, nella realtà finiscono per essere percepite come false. Una delle più tipiche manipolazioni.
- Da notare, infine, la presa in giro del Primo Ministro italiano che decide di non unirsi al resto dei capi degli altri stati del mondo, e quindi non si mette in salvo con gli altri.
Che sia una semplice presa in giro o una speranza figurata di liberarsi di un primo ministro poco interessato alla collaborazione internazionale con i paesi "occidentali", è un segno che indica anche come venga considerato colui che una parte degli italiani ritiene il proprio miglior rappresentante e il miglior modello etico-morale da seguire...

GIUDIZIO:
accettabile per passare una serata d'evasione.

venerdì 13 novembre 2009

Riflessione di Simone Perotti

Riporto un'interessante riflessione dello scrittore Simone Perotti, pubblicato qualche tempo fà su "Il Fatto Quotidiano".
"Mi comportavo come un tipico esemplare della mia generazione, quella degli attuali quarantenni. Come quasi tutti i miei coetanei, cresciuti dopo la contestazione, ero un ragazzino molto normalizzato. A diciott'anni non potevamo contestare. Ci avevano già provato, ed era finita. Isola di Wight? Tutto esaurito. Ashram a Pune? Neanche un posto libero. Le comuni in Toscana? In disarmo. A me, a noi, era riservato un destino segnato: scuola, università, master, carriera. Diventavo ragazzo quando ormai il Sessantotto era concluso. Nel 1983 che volevi contestare? Ero in ritardo per il "Movimento", ero troppo giovane per la "Pantera".

Si parla sempre degli anni Settanta, delle speranze di una generazione, della frustrazione di chi aveva vent'anni allora, costretto poi a rientrare nei ranghi. Non ne posso più di sentire questa storia. Quei ragazzi hanno avuto la loro chance, cosa vogliono ancora? Quando superiamo questa specie di senso di colpa collettivo? Quanti film sulla "Meglio Gioventù", sul "Grande Sogno", dobbiamo ancora vedere? Quei ragazzi sono l'attuale classe politica. Mi esimo da qualunque commento. Cosa dovremmo dire noi, quelli venuti dopo!? Perché nessuno commisera noi, che abbiamo pagato il prezzo più alto, quello della normalizzazione, della restaurazione? Per noi è stato impossibile affrontare l'età giovanile in modo libero. Il mondo che ci è stato consegnato era quello del consumismo, dell'omologazione. Niente più rock, solo cover. E' questa l'eredità psicologica e sociale che è stata lasciata alla mia generazione. (...)

Quella dei baby-boomers, cioè la nostra, è una generazione di tecnici, gente impressionata dalle potenzialità reddituali di un corso di studi, mai guidata dalla passione, sempre dall'opportunità. Abbiamo letto poco, partorito pessimi sogni e letteratura ancora peggiore. I nostri romanzi sono per lo più storie dal valore sociologico, affreschi di una generazione in preda alle nevrosi. Quando va bene sono racconti di genere, scopiazzati qua e là. Ispettori, poliziotti, magistrati col gusto dell massacro. Tutta roba già letta, inventata da altri, riscritta. La mia generazione ha inventato lo splatter, il trash, i romanzi ispirati dalla cronaca. Una generazione di indecisi, di uomini incapaci di sostenere le responsabilità. Atei senza ateismo, single senza rifiutare la famiglia, senza figli solo per paura. Abbiamo rotto il modello sociale tradizionale solo per incapacità. Cosa c'è nelle nostre vite dopo "L'ultimo bacio"?".
Sembra un ottimo ritratto dell'attuale situazione socio-culturale italiana, che si rispecchia inevitabilmente anche nella produzione artistica (in particolare, quella cinematografica).

lunedì 9 novembre 2009

Segnali dal futuro

Segnali dal futuro

Trama

In una scuola elementare del Massachusetts, nel 1959, viene fatto disegnare ai bambini come immaginano il futuro.
Una bambina, Lucynda, sente delle voci che la spingono a riempire il foglio di numeri.
Tutti i fogli vengono seppelliti per 50 anni, così nel 2009 vengono riportati alla luce.
Dopo la cerimonia, ciascun foglio viene distribuito ai nuovi studenti e il foglio di Lucynda finisce al figlio del protagonista, il prof. Kesler (Nicolas Cage), professore universitario.
Il prof. Kesler scopre che i numeri scritti su quel foglio nascondono le date delle principali catastrofi degli ultimi 50 anni, con anche il numero esatto delle relative vittime e le coordinate geografiche in cui accade ogni evento.
Quando, il giorno dopo, il prof. Kesler assiste ad uno dei tre disastri che ancora non si erano avverati (un aereo precipita davanti ai suoi occhi), ottiene la conferma di quanto aveva scoperto e decide di cercare di scongiurare gli altri due eventi rimasti.
Intanto, il figlio viene avvicinato da strane entità malefiche ed inizia a sentire sussurri incomprensibili.

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Riflessioni

Un tipico film hollywoodiano in parte manipolatore di menti, con anche la tipica teoria degli alieni che controllano l'umanità e la reimpiantano su pianeti vergini come da uno zoo all'altro.
Ma anche da questo film si può riflettere su un punto: non è necessario l'intervento di entità "superiori" di alcun tipo per evitare che accadano certe catastrofi.
Di recente ci sono stati parecchi episodi evitabili, previsti da varie persone che hanno semplicemente constatato la realtà e che non sono state ascoltate. Ad esempio, la catastrofe mal gestita di New Orleans; ma ancora più evidenti sono quelle italiane: quella a L'Aquila, con violazione delle norme antisismiche e case costruite con la sabbia; o quella a Messina, con il disboscamento della montagna e l'inevitabile frana che ha travolto case costruite in zona pericolosa. In entrambi i casi, c'erano tutti i segnali e gli avvertimenti che avrebbero potuto evitare tante vittime.
Basterebbe ascoltare certi segnali e prevenire possibili catastrofi, senza dover attendere le voci degli alieni...

Film manipolatore e di propaganda, evitabile o comunque guardabile con occhio critico.

venerdì 6 novembre 2009

Capitalism: A Love Story

CAPITALISM: A LOVE STORY


Il 30 ottobre è stato distribuito nei cinema italiani il nuovo film-documentario di Michael Moore: "Capitalism: a love story".
Opera fondamentale, mostra la situazione economica e sociale imposta dal capitalismo e dominante nelle società "occidentali".

Michael Moore già aveva trattato alcuni aspetti di questa tematica 20 anni fa, con il film "Roger & Me", con cui, trattando la crisi che aveva colpito Flint, mostrava come gli Stati Uniti si basassero su un sistema insostenibile che portava all'impoverimento di intere città, fino a trasformarle in città fantasma (mentre la gente veniva sbattuta in mezzo alla strada).
Aveva accennato al problema della ricerca esclusiva di profitti anche in "Sicko", con cui mostrava come il sistema capitalista fosse stato applicato alla sanità, senza alcun beneficio alla collettività (anzi!).

Facendo qualche accenno anche a questi due suoi precedenti fim, Moore torna a mostrare come il sistema capitalista, con "libero mercato" unito a deregolamentazione e basato esclusivamente sulla ricerca di profitto a scapito delle vite umane e dello sviluppo della società, sia un sistema criminale, immorale, dannoso e ingiusto.
Dopo 20 anni dal suo primo avvertimento, purtropo il sistema non è cambiato, ma si è diffuso arrivando al livello critico attuale.
Viene sottolineato che negli Stati Uniti (come in Italia, del resto), a dominare sono gruppi d'affari, non il popolo come prevederebbe la "democrazia". Questo fa sì che le leggi favoriscano quei gruppi, società e banche che cercano profitto e non si pensa ai lavoratori che vengono licenziati anche se produttivi, non si pensa alle famiglie sfrattate perché truffate dalle banche, ecc.
Negli Stati Uniti alcune aziende sono arrivate a fare assicurazioni sulla vita per i dipendenti dei livelli più bassi, i cui beneficiari erano le aziende stesse, di modo che i dirigenti avrebbero guadagnato dalla morte dei propri dipendenti (mentre spese mediche e burocratiche restavano comunque a carico delle ignare famiglie dei defunti).
Per non parlare della sanità a scopo di lucro (trattata in "Sicko") che arriva a contrastare chi ha bisogno di cure.

Purtroppo, però, quello che sta avvenendo nella società "occidentale", è una triste ripetizione di ciò che avveniva nel '29 negli Stati Uniti e che avrebbe dovuto mettere in guardia affinché non si ripetesse ciò che invece sta accadendo.
Ma avvertimenti e mòniti per cercare il benessere comune e non il profitto, c'erano già da secoli. Almeno dal '700, quando i valori della ricerca del bene comune furono inseriti anche nella Costituzione statunitense.
Per non parlare del messaggio evangelico (a cui accenna Michael Moore nel film), che dice di occuparsi dei poveri e degli ammalati, e che non si può servire Dio e mammona.
Purtroppo, si apprende che a Wall Street (che ha influenzato la politica statunitense e non solo), il mercato e quindi il denaro è venerato, Wall Street è considerato un luogo sacro (!) dai criminali che stanno distruggendo il pianeta e la società mondiale.
Tra Dio e mammona, è evidente quale è stata la scelta fatta dai gruppi d'affari che governano i paesi "occidentali".

Moore conclude indicando una possibile soluzione (abbastanza simile a quella indicata da altri anche in Italia): unirsi nella protesta per ottenere giustizia e democrazia, ma anche votare per le persone giuste ogni volta che se ne ha la possibilità, perché se si continua a votare sempre più verso i gruppi d'affari che hanno governato fin ora (i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti), il cambio di rotta difficilmente si può ottenere (anche perché chi ci sta guadagnando non ha alcuna intenzione di spartire i propri privilegi con altri, come qualcuno spera votandoli).

Film indispensabile, da vedere!


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