lunedì 7 giugno 2021

"Pantani" - Documentario della New Black Films

Se si è interessati allo sport, ai campioni e/o al genere documentaristico, all'interno del catalogo Amazon si può trovare quello che probabilmente è uno dei peggiori documentari della storia. Quello dedicato a Marco Pantani.

Si tratta del documentario "Pantani, The Accidental Death of a Cyclist" diretto da James Erskine e prodotto dalla britannica New Black Films.

Un'ora e mezza quasi del tutto sprecata: le uniche cose buone sono alcune immagini e interviste di repertorio e qualche elemento biografico che forse si è stati costretti ad inserire per giustificare il titolo...

Per il resto, non viene ripercorso molto della biografia del Pirata, non vengono raccontate le tappe vinte, i boicottaggi, le ricadute e i tentativi di riprendersi, la solitudine di Pantani abbandonato da tutti... Ma andiamo con ordine, per rendere bene l'idea di cosa ci si ritrova davanti:

  • Innanzitutto, decine e decine di secondi di montagne, picchi estremi, innevati, nuvole nel cielo che si spostano dietro qualche picco... In un film di un'ora e mezza, svariati minuti si perdono così, senza parole e senza immagini legate al ciclismo... Montagne a caso per allungare la durata...
  • Si passa poi all'infarinatura sul ciclismo e su Indurain. Viene spiegato praticamente cos'è il ciclismo, che situazione c'era nei primi anni '90, chi era Indurain. C'è anche una specie di spot pubblicitario del Tour de France, accennando al 3° posto ottenuto da Pantani nel 1994. Idee a caso buttate nel calderone...
  • Solo a questo punto si passa a parlare di Pantani, ripartendo dalla sua infanzia. Circa un quarto d'ora sprecato in una specie di introduzione del ciclismo, dilungandosi su cose che per un documentario serio sarebbero bastati due minuti, e senza immagini inutili di montagne.
  • Ripercorrendo l'infanzia di Pantani, vengono montate immagini di repertorio, interviste dell'epoca e interviste successive di parenti e conoscenti che ricordano i vari momenti. Il tutto, ovviamente, spezzando ogni frase con lunghe pause inframmezzate con altrettanto lunghi segmenti muti di gare non precisate e non raccontate. E naturalmente si sente proprio il vuoto audio che si crea ogni volta che le frasi vengono spezzate. Uno stratagemma chiaramente per far durare di più un documentario con poche idee e poca voglia di raccontare, ma che si deve riuscire a far arrivare comunque ad un'ora e mezza (1:30 esatti, stranamente...).
  • Si racconta rapidamente il podio al Tour del 1994 e il terribile incidente del 1995 con cui rischiò la vita e/o la carriera, ma da cui riuscì a riprendersi.
  • Il Pirata: "E' sempre stato Pirata, gli faceva piacere...". Nessun accenno al perché veniva chiamato "Pirata". Prima ancora del suo ritorno dopo l'incidente, vengono mostrate le foto dei festeggiamenti degli anni successivi, parlando del personaggio "entrato nella leggenda". Ma fino a questo momento non si è raccontato praticamente niente, e non c'è stato nessun accenno alla bandana, all'usanza di gettarla nel momento decisivo, ecc. Il regista sembra proprio non conoscere il ciclismo né Pantani, e sembra anche non essersi informato più di tanto. Pare il compitino di scuola dell'ultimo della classe...
  • La vittoria del Giro d'Italia 1998 viene "raccontato" in circa due minuti. Soltanto due minuti per raccontare una delle principali imprese della sua carriera... Senza mostrare praticamente niente delle scalate, gli scatti, le rimonte... Soltanto due minuti...!
  • Si passa al Tour de France 1998, raccontato più che altro parlando dello scandalo anti-doping con esclusione della squadra Festina, la storia del doping nel ciclismo (con le morti drammatiche che hanno fatto sollevare il problema) e l'impegno di Pantani nel difendere i ciclisti esponendosi in prima persona. Vengono finalmente montate anche delle immagini di gara, mostrando l'impresa di Pantani nella 18^ tappa, non molto di più. Con ampio utilizzo di immagini di repertorio senza neanche commento.
  • Per raccontare il 1999, viene spiegato innanzitutto l'Epo, e ci può stare.
  • Vengono mostrate le immagini della rimonta della 15^ tappa, un'impresa mozzafiato, riassunta con la frase "Non era semplice maestria, era umiliare i suoi rivali"... Nessun accenno al fatto che tutti i ciclisti avevano voluto approfittare del problema tecnico di Pantani per lasciarlo indietro (quando invece di solito in questi casi si aspetta la maglia rosa per non sfruttare un problema non dovuto al ciclista, come successe anni dopo ad Armstrong in un Tour) e che Pantani recuperò tutti e li distaccò in risposta alla mancanza di rispetto dimostratagli in quell'occasione.
  • E si arriva quindi alla sua esclusione dal Giro. Uno dei più grandi scandali dello sport mondiale. Il documentario prosegue approfondendo il periodo di crisi successiva a questa ingiustizia, il ricorso alla cocaina, i commenti negativi della gente, l'umiliazione e la depressione...
  • Viene accennato al complotto che ha portato alla sua esclusione, ma viene un pò lasciato sul vago, come se fosse solo una voce. Solo un accenno alle irregolarità con cui è stato fatto il prelievo, neanche un accenno invece a quanto fosse facile alterare i campioni da analizzare, al fatto che tutta la procedura era stata attuata in modo irregolare al punto che si sarebbe potuto anche richiedere istantaneamente l'annullamento della decisione di escluderlo...
  • Si passa rapidamente al 2000, quando Pantani sembra tornare. La vittoria di Pantani su Armstrong, con l'immancabile accenno sulla falsa voce secondo cui Armstrong avesse lasciato vincere Pantani. Un altro breve accenno sulla tappa successiva, in cui nuovamente Pantani vinse. Dopodiché c'è l'abbandono improvviso di Pantani per problemi intestinali.
  • Il racconto torna rapidamente sullo scandalo doping, così si giunge ad alcune delle peggiori frasi che si possano inserire, trascurando quindi tutte le analisi che dimostrarono il non utilizzo di sostanze dopanti da parte di Pantani. Il documentario invece dice: "Il doping ha impedito a Pantani di ottenere buoni risultati in modo naturale, perché è stato costretto"... E aggiunge anche che "...gli atleti sono uno strumento del sistema", "...gli portò grande successo, ma alla fine lo condusse alla rovina". Sostanzialmente dice che era dopato perché il sistema lo richiedeva... Praticamente nega tutto ciò che è emerso da tutte le analisi e le indagini di tutti gli anni successivi...!
  • Oltre alla guerra al doping, si parla nuovamente della cocaina assunta da Pantani, quindi mandando il messaggio che Pantani sia morto per droga, negando praticamente la realtà dei fatti e trascurando completamente le indagini, le prove modificate o non raccolte, le incongruenze, le testimonianze...

Insomma, un documentario su Pantani che mostra ben poco del campione, che non racconta quasi niente dei fatti reali e che invece sembra solo diffamare Pantani facendolo passare per un dopato morto per droga...

Se non è stato commissionato apposta per diffamare, si direbbe che sia un documentario di un incompetente, che non sembra conoscere molto del ciclismo e di Pantani, e che finisce solo per diffamare un campione (più o meno volutamente). Tipico di un certo giornalismo anglosassone scandalistico il cui massimo esponente si può individuare in Martin Bashir, responsabile prima della fine dei rapporti tra Lady Diana e la famiglia reale (evento tornato alle cronache proprio di recente, con la sentenza secondo cui la BBC «è venuta meno agli standard di integrità e trasparenza»), e poi del crollo di immagine di Michael Jackson nel 2003 e conseguente processo (potrebbe essere intentata anche in questo caso una nuova causa contro il giornalista per possibili manipolazioni fatte ad arte per mettere in cattiva luce il cantante, oltre al fatto che il montato e il commento del documentario era già stato dimostrato essere appositamente scandalistico per far apparire Jackson come una persona inquietante e tagliando i segmenti che non facevano comodo a quella versione).

Insomma, il classico stile delle immagini manipolate, verità non dette, frasi montate ad arte per screditare.

Uno dei peggiori documentari della storia.

Giudizio: 0 stelle.

 

PS: se si vuole qualcosa di più sensato, un documentario serio è "Il caso Pantani - L'omicidio di un campione", che ricostruisce e spiega esattamente i due momenti chiave della morte di Pantani (prima quella morale nel 1999, poi l'assassinio fisico del 2004).

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